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Robert Doisneau a Torino

A partire da una delle fotografie più conosciute al mondo – lo scatto del bacio di una giovane coppia indifferente alla folla dei passanti e al traffico della place de l’Hôtel de Ville di Parigi – la mostra esplora l’opera di un celebre fotografo come Doisneau che, insieme a Henri Cartier-Bresson, è considerato uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. Con il suo obbiettivo, espressione di uno sguardo empatico e ironico, Doisneau ha catturato la vita quotidiana degli uomini, delle donne, dei bambini di Parigi e la sua banlieue, con tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui sono impegnati. Le immagini in mostra ne testimoniano lo stile in grado di mescolare curiosità e fantasia, ma anche una libertà d’espressione che fa proprie le logiche del surrealismo reinterpretandole in chiave ironica.

In mostra a CAMERA oltre 130 stampe ai sali d’argento in bianco e nero che provengono tutte dalla
collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, a sud della capitale francese, suo luogo di
creazione e scoperte. È in questo atelier che il fotografo ha stampato e archiviato le sue immagini
per oltre cinquant’anni, lasciando in eredità una mole incredibile di stampe e negativi che, ancora
oggi, sono in grado di stupire.

L’esposizione è accompagnata dal catalogo “Robert Doisneau”, edito da Silvana Editoriale.

Per maggiori informazioni e biglietti sulla mostra, che terminerà il 14 febbraio 2023, consultate il sito internet di Camera Torino.

Robert Doisneau nasce nel 1912 nel sobborgo parigino di Gentilly. La sua formazione come fotografo inizia con l’apprendistato nello studio di Andrè Vigneau, artista poliedrico e fotografo pubblicitario. Dopo cinque anni come fotografo all’interno delle officine Renault, decide di intraprendere la carriera di fotografo indipendente, entrando a far parte dell’agenzia Rapho. A causa della guerra è costretto a sospendere momentaneamente l’attività; in questo periodo utilizza le sue conoscenze per contraffare carte e documenti ufficiali per i membri della Resistenza. Dopo la Liberazione alcuni suoi reportages vengono pubblicati su “Vogue” e nel 1949 esce il libro realizzato in collaborazione con il celebre scrittore Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, la prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà ai quartieri popolari di Parigi. Il successo ottenuto con queste pubblicazioni lo porta ad essere coinvolto da Edward Steichen per la mostra ‘Five French Photographers’ nel 1950 e poi nell’epocale ‘The Family of Man’ nel 1955, entrambe al MoMA di New York.
A partire dagli anni Cinquanta colleziona numerose collaborazioni con scrittori e artisti, esponendo insieme ad autori come Henri Cartier-Bresson, Willi Ruge e André Kertész, e vincendo importanti premi come il Premio Niépce nel 1956 e il Grand Prix national de la photographie nel 1983. Nel 1980, nelle sale espositive di Piazza Grande a Modena, Lugi Ghirri cura la mostra Robert Doisneau. Tre secondi d’eternità: con lo stesso titolo l’anno prima l’editore Contrejour aveva pubblicato un’importante monografia in grado di offrire un’approfondita lettura del suo lavoro. Nel 1984 viene invitato a partecipare alla Mission Photographique de la D.A.T.A.R., che lo porta a raccontare nuovamente la banlieue parigina ormai trasformata attraverso una serie di sorprendenti scatti a colori. Nel 1994 muore all’età di 82 anni, lasciando un patrimonio di circa 450.000 negativi, oggi custoditi e valorizzati dalle due figlie.

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