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Intervista ad Amanda Lear

a cura di Salvo Nugnes

Amanda Lear, pseudonimo di Amanda Tapp (Saigon, 1939), è una cantante, attrice, conduttrice televisiva, scrittrice, pittrice e modella francese naturalizzata britannica.

Intraprese la carriera come modella all'inizio degli anni sessanta, distinguendosi per una certa androginia, che colpì anche il pittore surrealista Salvador Dalí, per il quale posò spesso e con cui intrecciò una relazione. Attirò l'attenzione del pubblico nel 1973, dopo aver posato come modella fetish sulla copertina dell'album For Your Pleasure dei Roxy Music, grazie alla quale cominciò la storia d'amore con David Bowie, che la spinse ad entrare nel mondo della musica


La personale londinese si intitola Visioni. Ce ne può parlare?

Per questa mostra abbiamo selezionato una sessantina di opere, dalle più recenti a quelle di vent’anni fa, per raccontare l’evoluzione del mio modo di dipingere: ci sono dei paesaggi e delle nature morte, dei ritratti e delle figure mitologiche. Alcuni quadri sono più meditativi, altri invece esprimono una gioia pazzesca, per esempio c’è una serie di nature morte con esplosione colorate di fiori. Insomma sono lavori che riflettono i miei stati d’animo: l’arte è il mio psicanalista di fiducia!

Quindi per lei l’arte è terapia?

Sì, lo dico sempre: dipingere per me è una terapia. Anzi: molto meglio, perché non costa nulla.

C’è un’opera tra quelle esposte che predilige?

No, non direi. Anche se amo molto la serie dei fiori: ho dipinto dei mazzi di fiori pazzeschi, perché avevo una voglia matta di fiori. Mentre ero in Provenza ho visto i giardini fioriti e mi sono detta che volevo dipingerli. E li ho dipinti su tele di dimensioni più grandi del solito, perché ho capito che avevo bisogno di spazio, e anche alla gente è piaciuta questa scelta.

Quali sono le sue fonti d’ispirazione?

Il paesaggio della Provenza, e poi il mondo della mitologia, abitato da creature leggendarie, come Pegaso, il cavallo alato…

In effetti tra i suoi soggetti ricorrenti ci sono figure mitologiche. Perché?

Ti dirò che non lo so. Forse perché la mia non è una pittura malinconica. Con le mie opere mi piace trasmettere allegria alle persone: i miti aiutano a far volare in alto l’immaginazione, a liberarla.

Nella sua produzione ci sono anche acquerelli e disegni ma a prevalere sono i colori ad olio.

Sì, è vero, amo il colore. La pittura per me è colore: vado matta per artisti come Paul Gauguin e Émile Bernard, che hanno scoperto il colore puro, letteralmente. Qualche tempo fa ho visto una mostra stupenda su di loro.

Come ha iniziato a dipingere?

Ho sempre desiderato dipingere, fin da bambina. A sedici anni frequentavo la Scuola di Belle Arti a Parigi e il mio futuro lo immaginavo come pittrice. Ma un’agenzia di modelle mi ha contattata proponendomi di lavorare alle sfilate di moda. Ho detto di sì, perché dovevo pagare l’affitto della mia stanza a Parigi. Poi è arrivato il successo come modella, l’incontro con David Bowie e con la musica; poi è arrivato il teatro e il cinema.

Quanto importante è nella sua vita dipingere?

La pittura è sempre stata la mia prima vocazione, e lo sarà sempre. Prima o poi smetterò di fare teatro, di partecipare a trasmissioni televisive, di incidere dischi. Ma di dipingere non mi stancherò mai: è una necessità, quasi una droga. Quando torno a casa, mi metto tranquilla, con i miei gatti, e dipingo, in silenzio.


Amanda Lear
Amanda Lear
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