di Salvo Nugnes
Ci sono incontri che non si dimenticano, e ci sono artisti che non si limitano a creare: vivono l’arte come estensione del proprio essere, come preghiera visiva, come testimonianza del sacro. La Mucchiut è una di queste rare anime. Ho avuto il piacere di visitare la sua casa studio, che è molto più di uno spazio abitativo: è un vero e proprio laboratorio dell’anima, un’officina di spiritualità dove ogni angolo racconta una visione, una ricerca, un richiamo interiore.
Le sue opere – di varie misure e tecniche – sono un inno alla Madonna, soggetto che Milvia ha scelto non come tema, ma come vocazione artistica. C’è qualcosa di straordinario nella capacità con cui riesce a coniugare fede, femminilità e forza creativa, in una sintesi rara che trascende la tecnica per sfiorare il mistero.
Pluripremiata, con alle spalle esposizioni di prestigio come la Biennale di Venezia e il Festival di Spoleto, Milvia è ormai un nome di rilievo nel panorama contemporaneo, ma ciò che più colpisce è la sua umiltà radicata nella passione. Visitando la sua casa studio, si percepisce immediatamente che nulla è lasciato al caso: ogni tratto, ogni volto della Vergine, ogni scelta cromatica nasce da un’intimità spirituale profonda, da una devozione che si fa forma.
La sua arte non è solo bellezza, è vita vissuta con pienezza e verità. Per questo posso dire con convinzione che è un’artista nel senso più alto del termine, capace di restituire, attraverso la sua pittura, un senso di pace e di sacro che tocca l’anima.
Gode quindi della mia più sincera stima e ammirazione, perché ha fatto dell’arte non solo un mestiere, ma un cammino di luce. E non è forse questa la missione più autentica dell’arte?